L’intervista ad Andrea Ciarini, il nuovo Presidente della Fondazione Impresa Sensibile ETS. Le potenzialità del terzo settore e il piano d’azione dell’ente promosso dal mondo dell’artigianato e dell’impresa diffusa.

 

Presidente, come cambia la Fondazione Impresa Sensibile ETS con la sua nomina?

La Fondazione Impresa Sensibile non cambia. Ero già membro del Consiglio Direttivo e ho condiviso con chi mi ha preceduto e tutto il Consiglio il percorso che ha portato alla costituzione della Fondazione. Abbiamo di recente rinnovato gli organi. La mia nomina e quella di Mario Pagani come Responsabile, che porta una grande esperienza, va in direzione della continuità e del rinnovamento. Impresa Sensibile è iscritta al registro unico degli enti di terzo settore (il RUNTS) e continua a operare per sostenere iniziative di promozione sociale e di sviluppo territoriale.

Abbiamo una autonomia statutaria ma naturalmente operiamo in stretta sinergia con il sistema confederale a tutti i livelli nazionali e territoriali. Crediamo questo sia un valore da preservare e valorizzare, in chiave interna e esterna, al fine di promuovere l’ibridazione tra mondi che possono trarre un reciproco vantaggio dal lavoro in rete, dalla condivisione di pratiche e progetti in svariati ambiti della promozione sociale, dello sviluppo territoriale, ma non meno importante dell’innovazione sociale, della rigenerazione urbana, della sostenibilità sociale e ambientale.

Sono tutti temi che si stanno imponendo sulla scena e che riguardano da vicino tanto il terzo settore, quanto il sistema delle Pmi. Intendiamo lavorare per continuare a coinvolgere e stimolare questo sistema che in Italia è così diffuso e capillare, non solo per il rapporto con la Confederazione ma soprattutto perché riteniamo che l’impresa artigiana, le piccole imprese e il terzo settore abbiamo molto da condividere e che da questo rapporto possa scaturire non solo più coesione sociale ma anche una crescita più inclusiva, più bilanciata e a basse disuguaglianze.

 

In che modo si può lavorare a favore di questo obiettivo?

Dobbiamo tenere conto di tutti gli ambiti che permettono di rafforzare il rapporto tra crescita economica e sostenibilità sociale e che continuano a essere importanti. Grazie anche all’azione di chi mi ha preceduto, Romano Benini, che ringrazio per il lavoro svolto e che rimane nel Consiglio Direttivo, sono state avviate iniziative mirate e sperimentali nel campo della cooperazione internazionale, della lotta contro la dispersione scolastica e la povertà educativa nel Mezzogiorno, anche attraverso l’orientamento verso i mestieri artigiani, tema per noi centrale. Ci sono poi progetti sperimentali che si stanno avviando nel campo del welfare territoriale e di comunità, un welfare da vedere non come costo ma come un investimento sul territorio per rispondere ai bisogni sociali emergenti e creare nuova occupazione, così come nuove reti di imprese in una logica di prossimità e integrazione tra profit e non profit.

 

Quali sono quindi le attività su cui la Fondazione è impegnata?

L’ambito dei nostri interventi è ampio. Le attività principali della Fondazione hanno poggiato su due pilastri: il Servizio Civile Universale e la raccolta e redistribuzione a finanziamento di progetti a impatto sociale in Italia e nel mondo grazie alle risorse del 5 per mille. È un patrimonio di esperienze, di progetti e anche di persone, penso in questo senso al Servizio Civile Universale su cui sono impegnati 180 ragazzi che stiamo seguendo da Nord a Sud. Ci sono tuttavia anche nuovi campi d’azione su cui, come ho detto, credo valga la pena allargare lo sguardo. Con il passaggio alla Fondazione e l’iscrizione al RUNTS, Impresa Sensibile, può svolgere un ruolo strategico su ambiti emergenti e di crescente rilevanza non solo per la coesione sociale, ma anche per la crescita e la creazione di nuove opportunità di inclusione attraverso il lavoro.

 

Ci dica di più rispetto a queste nuove opportunità.

Impresa Sensibile può svolgere un’azione di coordinamento e messa in rete di esperienze territoriali sulle quali far convergere risorse nazionali e comunitarie in una prospettiva di integrazione, anche attraverso progetti o iniziative di formazione, disseminazione, di sollecitazione culturale. Un tema in questo senso molto importante resta quello della responsabilità sociale d’impresa, così come la trasmissione dei saperi artigiani che è anche una trasmissione generazionale. Detto questo, credo sia fondamentale lavorare per costruire reti, promuovendo progetti innovativi. Ce ne sono molti in Italia, anche nel Mezzogiorno, ma spesso rimangono a livello di buone pratiche. Abbiamo bisogno che queste buone pratiche siano incubate per essere scalate e diffuse, grazie a un lavoro di rete che Impresasensibile deve continuare a svolgere. I progetti del 5 per mille sono un esempio. Abbiamo a disposizione una rete che dobbiamo continuare ad alimentare anche per promuovere nuovi progetti congiunti. Lo stesso vale per i ragazzi del Servizio Civile Universale. Sono un patrimonio da valorizzare che non deve esaurirsi con questa esperienza.

 

In concreto, quale tipo di impatto pensate di poter generare?

Impresa Sensibile è una Fondazione, non è un centro studi, è un incubatore di progetti ad impatto sociale, svogliamo una azione – come dicevo – di sollecitazione culturale, di disseminazione e messa in rete di progettualità e buone pratiche da scalare, condividere. Come docente universitario sono incline a promuovere attività di ricerca e di formazione dalle quali trarre elementi utili a sollecitare il cambiamento e in questo senso credo che ci siano molte opportunità da cogliere. D’altra parte, anche le università oggi sono chiamate a rafforzare quella che è chiamata “Terza Missione”, ovvero quelle attività di ricerca che hanno un impatto sui territori nei quali operiamo, una ricerca non fine a sé stessa, né solo per esperti, ma applicata e condivisa con gli attori sociali e i territori per contribuire a produrre mutamento, partecipazione, innovazione. Anche su questo fronte, credo che Impresa Sensibile possa svolgere un ruolo importante.

 

In che senso?

Abbiamo una rete nazionale e dei progetti in corso che possono essere ulteriormente valorizzati anche in questa chiave, con un effetto moltiplicatore all’interno e all’esterno della rete confederale. Per quanto riguarda poi il concetto di impatto sociale, si tratta di una questione complessa che si presta tra l’altro a diverse interpretazioni. Personalmente credo che la valutazione d’impatto debba servire a imparare, imparare anche dagli errori o dai progetti che non hanno funzionato. Penso inoltre che misurare l’impatto di un progetto chiami in causa una pluralità di metodi e di metriche, non solo quantitative ma anche qualitative, soprattutto laddove si tratta di valutare l’impatto sulla partecipazione, sulla creazione di lavoro e il miglioramento qualitativo (oltre che quantitativo) dell’infrastrutturazione sociale. In ultimo, la valutazione d’impatto ha per me un valore se si tratta, non di “fare di più con di meno”, come è stato in una certa fase storica, ma rafforzare la capacità d’azione delle istituzioni e degli attori sociali, comprese le piccole imprese.

Non si tratta oggi di fare semplicemente beneficienza, né pensare che le logiche del mercato possano essere applicate tout court al terzo settore, ma agire nei contesti per migliorare le condizioni attraverso cui gli attori sociali possono dare un contributo positivo allo sviluppo sostenibile e alla coesione sociale.

 

Concludendo, quali sono i valori che intendete rappresentare in questo nuovo corso di Impresa Sensibile?

Siamo una Fondazione di terzo settore. Personalmente ritengo che la valorizzazione delle risorse della società civile sia un elemento imprescindibile oggi, anche alla luce del PNRR. Troppo spesso si ha la sensazione che il problema della modernizzazione economica e sociale, così come la messa terra degli investimenti, sia una questione di ribilanciamento dei rapporti tra Stato e mercato. Questo, tuttavia, non esaurisce la complessità delle trasformazioni in corso. In questa dinamica non ci sono infatti solo i due poli dello Stato e del mercato, ma anche l’area della reciprocità: la comunità, la società civile e le reti del terzo settore che sono una componente incomprimibile della società; lo è stato in passato ed è così oggi di fronte alle grandi sfide e transizioni che stiamo attraversando, quella sociale, quella digitale, quella ecologica, quella demografica.

Non esistono transizioni a costo zero. Ogni transizione ha dei costi sociali ed economici che non sono neutri, né equamente distribuiti tra le popolazioni, i territori e i gruppi sociali che ne vengono investiti. Ogni transizione, soprattutto, mette in crisi vecchi paradigmi, regole, istituzioni, determinando insicurezze e un senso di disancoramento generale che pervade la società ma che non è automatico riesca a trovare subito risposta in paradigmi nuovi, alternativi a quelli vecchi, almeno non nel breve periodo. Ecco penso sia fondamentale oggi lavorare per trovare chiave di lettura nuove, alzare insomma un po’ lo sguardo su questioni che interessano tutta la società. Penso che Impresa Sensibile su questo aspetto possa dare un contributo, avendo ben chiari quali sono i valori che rappresenta.

 

 

Andrea Ciarini è Professore di Sociologia Economica e del Lavoro nel Dipartimento di Scienze Sociali ed Economiche della Sapienza Università di Roma dove insegna Sociologia Economica e Sociologia del Welfare. Attualmente è Presidente del Corso di Laurea magistrale in Progettazione, Gestione e Valutazione dei Servizi Sociali (PROSS) e Direttore del Master di II livello in Terzo Settore, Innovazione Sociale e Governance dei Sistemi locali di welfare. È stato Visiting Researcher presso il Dipartimento di Social Policy della London School of Economics and Political Sciences (LSE) e Visiting Fellow al Centre for Sociological Research (CESO) presso l’università KU Leuven. È stato membro della Commissione di Valutazione del Reddito di Cittadinanza presso il Ministero del Lavoro. A Luglio 2023 ha assunto la carica di Presidente della Fondazione Impresa Sensibile ETS.